giovedì 8 dicembre 2011

Fermiamo la cementificazione lungo i corsi d’acqua

Lunedì 12 dicembre, ore 20.30, presso il Municipio di Grumolo delle Abbadesse (sala della Comunità) si terrà una Assemblea Pubblica
per la presentazione del ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche contro la decisione dell’Amministrazione comunale di edificare a soli cinque metri dalle sponde dei corsi d’acqua.
In questo modo si sono dimezzate le fasce di rispetto fluviale precedentemente previste dalle norme comunali. Una scelta grave perché avviene dopo l’alluvione che ha colpito drammaticamente il territorio vicentino.
Interverrà l'avv. Gianluigi Ceruti autore del ricorso.
Vi invitiamo a partecipare tutti

Comitato contro gli abusi edilizi ed ambientali di Vicenza
Legambiente regionale

mercoledì 30 novembre 2011

La conferenza stampa nei media

Pubblichiamo il video e i link degli articoli apparsi nei giornali locali che parlano della conferenza stampa di martedì 29 novembre che spiegava il ricorso contro il comune di Grumolo delle Abbadesse.

Giornale di Vicenza: Case più vicine ai fiumi, ricorso contro Grumolo
Vicenza Più : Grumolo fa costruire a 5 metri da corso d'acqua? Ricorso al Tribunale acque Pubbliche

lunedì 28 novembre 2011

Conferenza stampa presentazione ricorso TSAP contro delibera del comune di Grumolo delle Abbadesse

Martedì 29 novembre 2011 alle ore 11,45 presso la Casa per la Pace di Vicenza (contrà Porta Nova, 2) si terrà una conferenza stampa organizzata dal Comitato contro gli abusi Edilizi e da Legambiente Regionale al quale parteciperà l'avv. Gianluigi Ceruti del foro di Rovigo.
Oggetto dell'iniziativa é la pubblicizzazione del ricorso presentato avanti il Tribunale Superiore delle Acque di Roma (TSAP) contro una delibera del consiglio comunale di Grumolo delle Abbadesse che riduce le fasce di rispetto fluviale da 10 a 5 metri.
Il ricorso è firmato dai rappresentanti del Comitato Contro gli Abusi Edilizi e dal Presidente di Legambiente nazionale. Il ricorso si propone di riaffermare per tutte le fasce di rispetto fluviale il limite inderogabile di 10 metri previsto dalla norma nazionale (art. 96 lett. f) R.D. del 25 luglio 1904, n. 523 - Testo Unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche). Si teme infatti che se la delibera dovesse divenire definitiva altri comuni veneti potrebbero seguire l’ esempio di Grumolo.
Il provvedimento impugnato si appoggia su un parere dell’Ufficio Difesa del Suolo della Regione Veneto e quindi la sentenza del TSAP verterà indirettamente anche sulla legittimità di tale parere.
L'avvocato Ceruti, che ha legato il proprio nome alla legge sui Parchi nazionali (legge n. 394 del 6 dicembre 1991), è impegnato da anni sul fronte ambientalista ed è autore di opere sull'argomento. A Vicenza è noto per aver patrocinato i ricorsi contro la PiRuBi e contro l'apertura della discarica di Grumolo.

venerdì 11 novembre 2011

Il Comitato e la Torre Girardi

Risposta del "Comitato Contro gli Abusi Edilizi e Ambientali e per la Tutela dell'Ambiente" alla lettera della signora Girardi pubblicata su vicenzapiu venerdì 11 novembre 2011


Al direttore di Vicenzapiu.com, in relazione alle osservazioni della legale rappresentante della ditta Girardi, pubblicate sul Suo giornale il 9 novembre 2011, desidero, in qualità di coordinatore del "Comitato contro gli Abusi Edilizi ed Ambientali", fornire una più corretta e completa ricostruzione della vicenda, colmando le numerose e forse interessate omissioni della proprietaria dell'edificio. La lettera, infatti, denuncia in modo fantasioso oscuri complotti orditi da comitati e associazioni ambientaliste che, non si capisce in base a quali poteri, avrebbero contribuito a mettere ingiustamente fuori legge l'edificio noto come Torre Girardi.

Cominciamo a dire innanzitutto che i permessi di costruire rilasciati dal Comune di Vicenza sono stati annullati nel 2005 dall'Amministrazione provinciale per violazione della legge regionale sui parcheggi e per la mancanza del piano attuativo previsto dall'articolo 41-quinquies della legge 1150 del 1942. In assenza di tale piano infatti non si possono costruire edifici con «volumi superiori a tre metri cubi per metro quadrato di area edificabile, ovvero altezze superiori a metri 25». Si ricorda che l'edificio ha un indice volumetrico superiore a 9 metri cubi su metro quadro ed una altezza di 32 metri. Il TAR Veneto nel 2006 e il Consiglio di Stato nel 2007 hanno confermato definitivamente tali illegittimità, dando ragione alla Provincia e torto al privato e al Comune.
Ma al di là delle considerazioni tecnico-giuridiche va rammentato che a denunciare nel 2005 a palazzo Trissino le violazioni urbanistiche della Girardi e a sollecitare con vari esposti la Provincia ad esercitare il potere di annullamento del permesso di costruire, furono alcuni consiglieri comunali dell'allora minoranza: tra i quali due assessori della attuale giunta. Anche un esposto in Procura venne presentato dagli stessi consiglieri comunali. Fino al 2009 né Legambiente né il nostro comitato si erano mai interessati attivamente alla vicenda.
Ci furono diversi e vani tentativi da parte del privato per regolarizzare l'edificio, diventato abusivo a seguito dell'annullamento delle concessioni, tutti bocciati per contrasto con norme di legge. Il 30 marzo 2008 il Tribunale penale di Vicenza confermava l'illegittimità dei provvedimenti rilasciati a favore della Girardi, anche se assolveva il dirigente comunale, firmatario delle concessioni, dal reato ascrittogli. Il 15 aprile 2008, lo stesso dirigente comunale che aveva firmato i precedenti ed illegittimi permessi di costruire, poi annullati dalla Provincia, autorizzava una nuova concessione finalizzata a "sanare" l'intero edificio, con un cambio di destinazione da commerciale ad industriale per rendere conformi gli standard a parcheggio, e con una demolizione degli ultimi due piani per ridurre l'eccessiva altezza. Demolizione poi commutata, su richiesta della Girardi, in una sanzione di 900mila euro mai pagata. Va rilevato comunque che in caso di annullamento delle concessioni la legge prevede la possibilità di rimuovere solo vizi formali o procedimentali, mentre quelli rilevati dalla Provincia nel 2005 erano sostanziali. E quindi non rimovibili.
Fu l'entusiastico annuncio, rilasciato nel luglio del 2009 al Giornale di Vicenza dall'assessore comunale all'edilizia privata, di aver finalmente in mano la soluzione della "rogna più grossa trovata sul tavolo", ad attirare la nostra attenzione. Ritenevamo e riteniamo che il provvedimento finalizzato a "legalizzare" l'edificio abusivo fosse gravemente illegittimo a causa soprattutto, ma non solo, del mancato rispetto del vincolo paesaggistico fluviale originato dalla presenza della Roggia Dioma. Vincolo, la cui esistenza è sempre stata negata dall'ufficio tecnico del Comune in contrasto con il parere della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza. Sul punto abbiamo provveduto a denunciare alla Sovrintendenza ed alla Corte dei Conti tale violazione.
Di più. La sentenza del Tribunale di Vicenza del 2008, richiamata dalla Girardi e nella quale si nega l'esistenza del vincolo paesaggistico, è stata impugnata dal procuratore della Repubblica di Vicenza ed il ricorso è tuttora pendente in appello. Si tratta peraltro di una sentenza che, pur riguardando lo stesso corso d'acqua, fa riferimento ad un'altra vicenda edilizia. E c'è un'ultima considerazione. Il permesso di costruire del 2008 nel frattempo, come ricorda la Girardi, è decaduto per mero trascorrere del tempo, con la conseguenza che la Torre è ritornata ad essere interamente abusiva. Difficile anche pensare di poterla "sanare" oggi visto che, vincolo paesaggistico a parte, le nuove norme entrate in vigore nel 2008 per l'area industriale ovest non consentono la presenza di edifici di tale dimensione. A questo punto viene da chiedersi: la Girardi è solo vittima di una serie incredibile di "errori" commessi da altri? Se così denunci chi irresponsabilmente ha chiesto per suo conto concessioni illegittime e chi altrettanto irresponsabilmente le ha rilasciate, lasciando che l'edificio venisse portato a termine. Altre strade non ci sono; a meno di violare quanto dispone la legge che ogni giorno semplici cittadini sono tenuti a rispettare. Legambiente e il nostro comitato hanno a cuore un interesse diverso e superiore, cioè quello di difendere il territorio che è un bene di tutti anche se viene rispettato da pochi.
Paolo Crestanello








venerdì 23 settembre 2011

Un aiuto al comitato per il ricorso al Tar

Il comitato contro gli abusi edilizi ed ambientali di Vicenza sta preparando il ricorso al TAR ( Qui il video) contro l'illegittima delibera con la quale la giunta del comune di Grumolo delle Abbadesse modifica le norme di rispetto fluviale, dando la possibilità di costruire a meno di 10 metri dai corsi d'acqua. 
Ricordiamo quanto sia grottesco lamentarsi dei danni dell'alluvione e poi smantellare le norme locali che difendono i corsi d'acqua, dimezzando la fascia di rispetto idrogeologico e privilegiando interessi di natura privatistica in danno all'interesse pubblico.
Chiediamo a chi avesse a cuore il rispetto dell'ambiente, dei fiumi e delle regole un piccolo contributo per portare avanti questa battaglia facendo un bonifico al seguente codice IBAN :
                  IT42P 02008 11800 000101646943
intestato a "Comitato contro gli abusi edilizi"
causale:      Ricorso al TAR corsi d'acqua

Qualsiasi importo sarà  ben apprezzato.

martedì 26 luglio 2011

I grillini contro la giunta di Grumolo: "Stop alla cementifcazione"

Pubblichiamo un articolo apparso ne "Il Gazzettino" edizione di Vicenza di Lunedì 25 luglio 2010

Allo show di Beppe diffuso un volantino che critica aspramente la decisione di ridurre a 5 m. la fascia di rispetto verso i corsi d’acqua.
GRUMOLO ABBADESSE - (anlaz) La Giunta Scaranto nel mirino di Beppe Grillo. In occasione dello spettacolo del comico genovese, venerdì sera, a Monte Berico, gli aderenti del Movimento 5 stelle Vicenza hanno distribuito un volantino intitolato "Dopo l'alluvione il Comune di Grumolo ha deciso di non tutelare i corsi d'acqua" nel quale denunciano assieme al "Comitato contro gli abusi edilizi di Vicenza" le ultime misure, che consentirebbero di costruire più vicino ai fiumi. «L'amministrazione comunale di Grumolo ha da poco modificato la norma locale che regola le distanze dei nuovi edifici dai corsi d'acqua - si legge nel testo - dimezzando la fascia di rispetto idrogeologico e privilegiando interessi privati in danno di quelli pubblici». Una scelta giudicata grave dai "grillini", "soprattutto perché avviene dopo la drammatica esondazione dei corsi d'acqua, le cui cause sono imputabili proprio alla cementificazione".
Movimento e Comitato ricordano come nel 2008 il consiglio comunale avesse approvato un piano di lottizzazione per la costruzione di alcuni condomini a soli 5 metri di distanza da Riale e Meneghina, "in violazione delle distanze minime previste dalla norma statale e dalla stessa norma comunale che ha adesso modificato" e denunciano: "Grumolo è il primo comune del Veneto che riduce a meno di 10 metri la fascia di rispetto". Secondo il Movimento a 5 stelle, "è grottesco lamentarsi dei danni causati dall'alluvione e poi smantellare le norme che difendono i corsi d'acqua dalla cementificazione", tanto da definire quella di Grumolo "una vergognosa scelta politica che dimostra l'assoluta insensibilità verso i temi ambientali". 
Di qui il ricorso al Tar per annullare la delibera "prima che altri comuni seguano questo pessimo esempio".

L’Amministrazione comunale di Grumolo non rispetta l’ambiente!

L’Amministrazione comunale di Grumolo delle Abbadesse, ha modificando la norma che regola le distanze dei nuovi edifici dai corsi d’acqua, dimezzando la fascia di rispetto idrogeologico e privilegiando interessi di natura privatistica in danno dell’interesse pubblico.
Una scelta grave quella dell’Amministrazione comunale soprattutto perché avviene dopo la drammatica esondazione dei corsi d’acqua vicentini, le cui cause sono anche imputabili alla spinta cementificazione del nostro territorio.
Va ricordato che nel 2008 il Consiglio Comunale di Grumolo aveva approvato un Piano di Lottizzazione per la costruzione di tre condomini a soli 5 metri di distanza dai corsi d’acqua Riale e Moneghina, in violazione delle distanze minime previste dalla norma statale di riferimento e dalla stessa norma comunale che si vuole modificare. Grumolo è il primo comune del veneto che riduce a meno di 10 metri la distanza dai corsi d’acqua.
E’ grottesco lamentarsi dei danni causati dalle alluvioni se poi si indeboliscono le norme che difendono i corsi d’acqua dalla cementificazione. Una vergognosa scelta politica che dimostra l’assoluta insensibilità verso i temi ambientali da parte dell’Amministrazione comunale di Grumolo.

Grumolo delle Abbadesse e il principio della distanza


La questione che ci preme segnalarvi riguarda la distanza che le nuove costruzioni devono tenere dai corsi d'acqua. E' un problema che riguarda non solo il Veneto - così duramente colpito dalle recenti alluvioni per la forsennata opera di cementificazione portata avanti in questi anni - ma anche altre zone del territorio nazionale. 
Il problema è il seguente. Una legge nazionale del 1904 (art. 96 lett. f) R.D. del 25 luglio 1904, n. 523 - Testo Unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche) prevede che tutte le nuove costruzioni debbano rispettare una distanza inderogabile di almeno 10 metri dalle sponde o dai piedi degli argini dei corsi d'acqua pubblici. Fino al 1994 tutti i corsi d’acqua pubblici erano iscritti in un apposito elenco (previsto dall’art. 1 R.D. n. 1775/1933, articolo oggi abrogato). Per i canali di bonifica (acque non pubbliche), costituenti il reticolo idrico minore, la fascia di rispetto era regolata dall’art. 133 del R.D. 8 maggio 1904 n. 368 (Regolamento sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi) che prevede un limite inferiore variabile dai 4 ai 10 metri secondo l’importanza del corso d’acqua.
Dal 1994 con l’introduzione della legge Galli (art. 1 L. del 5 gennaio 1994 n. 36, oggi trasfuso nell’art. 144 del D.lgs. 3 aprile 2006 n. 152) tutti i corsi d’acqua sono diventati pubblici e: «l’avvenuta acquisizione al demanio dello Stato di tutti i corsi d’acqua esclude qualsiasi rilevanza agli elenchi di cui all’art. 1 R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775, nel senso che tale iscrizione non ha più valore condizionante (né dichiarativo) della natura pubblica del singolo corso d’acqua, che è ormai pubblico per legge … di conseguenza il divieto di costruzione di manufatti ad una certa distanza dagli argini dei corsi d’acqua, contenuto nell’art. 96 lett. f ) T.U. 25 luglio 1904 n. 523, si applica ormai a tutti i corsi d’acqua indistintamente considerati» (T.A.R. Piemonte, Sez. I, 20.04.2007, n. 1732). Ne consegue che tale norma – che impone una fascia di rispetto di almeno 10 metri per le nuove costruzioni - resta applicabile: «anche alle aste fontanili (canali di bonifica ed irrigazione)» (Cass. Pen. Sez. III, 27.04.2007 n. 24239 e Cass. Pen. Sez. III, 8.09.2010 n. 32941) 1. Si tratta quindi di una estensione a tutti i corsi d’acqua del regime vincolistico più restrittivo che prevede una distanza di 10 metri.
In Veneto, la Regione non ha recepito quanto disposto dalla legge statale dopo l’avvenuta demanializzazione di tutti i corsi d’acqua e continua a ritenere valida, ai fini della determinazione della fascia di rispetto, la distinzione dei corsi d’acqua in relazione alla loro importanza, applicando ai diversi tipi di acque le due distinte normative statali.
Tuttavia, a rendere più grave la situazione si aggiunge il fatto che con D.G.R. n. 3260 del 15.11.2002 la Giunta Regionale ha passato la gestione amministrativa dei “corsi d’acqua pubblici”, nonché le funzioni di polizia idraulica, dalla Regione ai Consorzi di Bonifica, mantenendo sotto la sua
amministrazione solo i 115 corsi d’acqua pubblici più importanti (Po, Adige, Brenta, Piave, Tartaro, Sile, Bacchiglione, Sile, Livenza, ecc. ).
Una legge regionale del Veneto (L.R. n. 12 dell’ 8 maggio 2009 - Nuove Norme per la Bonifica e la Tutela del Territorio) ha demandato alla Giunta Regionale il compito di scrivere «in attuazione di quanto previsto dal R.D. 8 maggio 1904 n. 368… e del capo VII del R.D. 25 luglio n. 523 … le disposizioni in materia di polizia idraulica» Regolamento che la Giunta Regionale ha varato (all’allegato D della D.G.R n. 3357 del 10 novembre 2009) ma nel quale, disattendo quanto previsto dalla legge regionale, non cita mai la norma statale più restrittiva (art. 96 R.D. 523/1904) facendo esclusivo riferimento al R.D. 368/1904.
Anche per i “corsi d’acqua pubblici” passati in gestione ai Consorzi - assieme agli storici canali di bonifica – viene quindi applicato il regime vincolistico meno restrittivo, mentre solo per i grandi fiumi, rimasti in gestione alla Regione, si applica il R.D. 523/1904 e cioè la distanza minima di 10 metri. In sostanza, in Veneto i “corsi d’acqua pubblici” passati sotto la gestione dei Consorzi di Bonifica, hanno subito un dimezzamento della loro fascia di rispetto.
Le norme locali dei Comuni prevedono tutte una fascia di rispetto idrogeologico di almeno 10 metri (i Comuni peraltro possono prevedere limiti di distanza superiori, ma mai inferiori alle norme statali o regionali). Tuttavia, alcune Amministrazioni comunali del vicentino hanno rilasciato negli ultimi anni permessi di costruire per l’edificazione di grandi condomini a soli 5 metri dai corsi d’acqua, sulla base di permessi idraulici rilasciati dal Consorzio di Bonifica Brenta ai privati costruttori e incredibilmente utilizzati come “deroga” alle proprie norme comunali.
La roggia interessata alla costruzione dei condomini.
Emblematico è il caso dell’Amministrazione comunale di Grumolo delle Abbadesse in Provincia di Vicenza che, pensando di meglio “legittimare” la costruzione di alcune palazzine ad uso residenziale previste a pochissimi metri di distanza dalla Roggia Riale e Moneghina (corsi d’acqua storicamente pubblici), sta modificando la propia norma comunale facendo riferimento esplicito alla necessità di osservare quanto stabilito dal R.D. 368/1904 che viene assunto a norma di riferimento generale per tutti i corsi d’acqua locali. L’esempio di Grumolo potrebbe purtroppo contagiare anche altri Comuni della Regione.
Stiamo cercando di organizzare iniziative a difesa dei corsi d’acqua, incluso un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per affermare il principio della distanza minima di 10 metri da tutti i corsi d’acqua, annullando la delibera di variante urbanistica adottata dal Comune di Grumolo e in via di approvazione definitiva.

Per ulteriori chiarimenti scrivete alla nostra mail comitatoabusiedilizivicenza@gmail.com

1 Cfr. http://www.ambientediritto.it/sentenze/2010/Cassazione/Cassazione_2010_n._32941.htm
http://www.lexambiente.it/acque/159/3132-Acque.%20Demanio%20pubblico.html

venerdì 8 luglio 2011

Cosè il comitato contro gli abusi edilizi e ambientali di Vicenza

Contro la dirompente cementificazione che è in atto a Vicenza e provincia,contro la distruzione del verde e del sottosuolo che vede come protagonosti i politici nostrani e imprenditori senza scupoli. questo gruppo di cittadini e piccole associazioni, cercano, nel rispetto della legge e delle norme vigenti di difendere la terra e la salute dei suoi abitanti.